16 apr 2020
Arte balsamo della psiche. La quarantena degli artisti, Chiara Sorgato
Di Luca Zuccala - 09/04/2020 - artslife
L’aria sospesa, gli spazi dilatati, i silenzi, il fluire sordo del tempo. L’attesa pervasa di un chiarore surreale e indefinito che scandisce le vite della quarantena. Abbiamo chiesto a una serie di artisti di raccontarci lo scorrere del tempo dalle proprie case, trasformate in temporanei atelier. La vita di un artista ai tempi della pandemia.
I tempi di Chiara Sorgato
Come passi la giornata, dove e come dipingi ora?
Le mie giornate sono cambiate davvero poco. Al mattino mi alzo presto e dedico all’orto il tempo giusto. Coltivo solo ciò che posso mangiare, per cui le piante non richiedono tanti sacrifici, nulla di paragonabile all’anno del giardiniere di Čapek, ma qualche pretesa ce l’hanno. Prima di mettermi a dipingere pulisco casa e metto in ordine. Dipingo poi il tempo necessario, ogni giorno è diverso. Ho ricavato uno spazio nella stanza degli ospiti, sto comoda. Non sono abituata a lavorare con la luce naturale, pensavo peggio comunque preferisco il neon. Ho portato dallo studio due tele. Una delle due mi darà dei problemi perché sarà un lavoro difficile, l’altra mi ha dato delle soddisfazioni inaspettate. È seccante dover stare sempre attenti a non sporcare, non gocciolare, mica come in studio, lì non ci si bada, ma chiaramente è un problema ben piccolo. Ultimamente lavorando ascolto solo alle Otto della sera di radio due. Infine, la sera cucino. Ho sempre cucinato un sacco, adesso troppo. Non bado al colesterolo.
Tempo, Spazio, Suono. Concetti ricalibrati, relativi, riformulati…
Questo è quello che credo, il tempo e lo spazio sono la stessa cosa, una cosa che non è cambiata di una virgola. Il tempo come storia è altro e sono tra coloro i quali si trastullano nel trovare analogie. Quello che ho capito da un lato e ricalibrato dall’altro riguarda il corpo quale massa. La mia condizione individuale è quella di un corpo in equilibrio stabile. Tutto ciò che sta attorno a me e alla mia casa è invece in equilibrio indifferente. Prima dal terrazzo ne sentivo di suoni, ne vedevo di gente. Con lo sguardo abbraccio la città, la regione e oltre. Dal Duomo al Resegone, poi fino al Monte Rosa. Pochi suoni, poca gente adesso. L’energia potenziale di tutta questa massa è però rimasta costante, s’è solo spostata altrove. Che lo voglia oppure no, me la immagino e la vedo anche, è quella di qualcuno, di cui non so nulla, che sta lì sul terrazzo ad innaffiare le piante. Prima non l’avevo mai visto innaffiare le piante, ma adesso mi sta simpatico. Più oltre ancora c’è il dopo e il dopo è un corpo immenso, il suo è un equilibrio instabile. Stiamo vivendo in tempi interessanti e ammetto di non avere un’idea troppo positiva circa dove si sposterà, il dopo.
Leggere, scrivere, riflettere, altro…
Di altro inteso quale diverso rispetto al prima, poco niente. Parlo molto di meno di politica, a beneficio del mio compagno. Oggi come nel prima, leggo nei ritagli di tempo. Non scrivo, ho smesso. Passo più tempo con i gatti, ma dormono quasi sempre. Seguo di meno i notiziari, perché la connessione ad internet è rallentata nell’ultimo mese. Mi riprometto costantemente di usare di più i social network, per capirne almeno il potenziale e non vivere nel pregiudizio, ma ancora non l’ho fatto. Mi domando spesso come passino queste giornate le altre donne. Mi chiedo se sto facendo le cose giuste e se basta fare le cose giuste per essere utili.
Prima cosa che farai quando finisce la quarantena?
Prima di tutto comprerò vasi. Sia le mie piante veterane sia quelle giovani hanno bisogno del rinvaso. Poi andrò a trovare mia madre e mio fratello, che non vedo da molto, se sarà possibile viaggiare tra regioni, al termine della quarantena. Senz’altro farò una bella camminata fino allo studio. Chissà se mi sembrerà strano ripercorrere la stessa strada fatta tante volte.
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